UN AMICO NEL TELEFONO

C’era una volta un bambino. Un bambino qualunque, simile a molti suoi coetanei. Andava a scuola come tutti. Nel tempo libero gli piaceva creare installazioni con pezzi del costruttore, andare in bicicletta o sul monopattino, giocare. A volte però lo avvolgeva una sensazione di grande tristezza, quasi impossibile a scacciare via. Gli mancavano i suoi genitori. Soprattutto la mamma. Oh no, questo ragazzino non era assolutamente orfano. Viveva con i genitori che si assicuravano che il bambino fosse ben vestito, ben nutrito, andasse a scuola e frequentasse diversi corsi extrascolastici. Il piccolo voleva un bene immenso ai suoi genitori, peccato che però non riusciva quasi mai a conquistare la loro attenzione, almeno per un po’. Loro erano sempre molto indaffarati e impegnati con i loro problemi e faccende da adulti.

Al momento dell’uscita da scuola di solito veniva a prenderlo la mamma. Lui ne era felice, perché gli mancava tanto durante il giorno. Lei gli faceva delle domande di rito se era tutto a posto e se aveva mangiato tutto a pranzo. Mentre lui apriva la bocca per raccontarle in tutti i dettagli di come loro scrivevano un dettato in classe e lui si è distratto per guardare un uccellino seduto su un ramo fuori dalla finestra, e così metà delle parole del dettato sono andate perse… In questo preciso momento alla mamma regolarmente squillava il telefono e lei, indicando con la testa la direzione per raggiungere la macchina, si immergeva nell’importantissima telefonata di lavoro. Il bambino, ubbidiente, le camminava a fianco, osservando con un po’ di invidia dei bambini che gioiosamente si affrettavano a raggiungere il parco giochi, accompagnati dai nonni o genitori.  Poi lui e la mamma salivano in auto. Lei, senza interrompere la telefonata, caricava sacchetti, lo zaino e il figlio dentro la macchina, controllava che fossero allacciate le cinture e partiva verso casa. Per strada il suo telefono squillava in continuazione, facendo svanire ogni speranza del bambino di proseguire con il racconto, così non gli restava che osservare dalla finestra dei passanti, che camminavano frettolosamente sui marciapiedi, macchine, edifici e giardini.

Una volta arrivati a casa, la mamma controllava che lui si togliesse le scarpe per mettere le ciabatte, lavasse le mani e la faccia e poi lo mandava in sala a guardare cartoni animati, mentre lei preparava la cena.  Il bambino intraprendeva un tentativo di infilarsi in cucina per osservare la mamma, ma lei non voleva essere disturbata ed averlo tra i piedi. Temeva che lui potesse rovesciarsi addosso qualcosa. Inoltre, di solito lei approfittava del tempo passato davanti ai fornelli per fare due chiacchiere al telefono con un’amica o con i suoi genitori.

Al figlio non restava che tornare a guardare la TV e giocare da solo con qualcosa.

Per l’ora di cena puntualmente rincasava anche il papà. Il figlio ne era felice, si salutavano gioiosamente e insieme andavano a lavarsi le mani e sedersi al tavolo. A cena il bambino intraprendeva un nuovo tentativo per raccontare ai genitori del dettato, dell’uccellino, di un disegno ben riuscito sul quaderno, di una penna magica appartenente a un compagno di classe che scriveva in diversi colori… Ma anche questo tentativo era destinato a fallire, perché il papà accendeva la TV, chiedendo di far silenzio per permettergli di sentire l’importantissimo telegiornale. Ci teneva ad essere al corrente delle ultime notizie. Il bambino abbassava la testa e si metteva a giocherellare con il cibo sul piatto, cercando di crearne diverse forme con la forchetta. Ricordava con tanta malinconia quella volta, quando un violento temporale ha provocato un blackout generale. Senza la corrente la TV restava spenta, anche i telefoni non funzionavano per assenza di linea. Lui, la mamma e il papà hanno cenato al lume di candele, immergendosi nei ricordi delle vacanze passate in giro per il mondo e dei tempi quando il bambino era piccolissimo. Era una serata semplicemente fantastica. Da allora ogni volta che pioveva forte il ragazzino sperava che venisse un temporale come quella volta per spegnere tutti gli apparecchi elettronici e regalargli la presenza vera e tangibile dei suoi genitori… Ahimè, la luce rimaneva accesa e tutto procedeva come sempre.

Dopo mangiato la mamma si metteva a sparecchiare, lavare i piatti e mettere in ordine la cucina. Il papà diceva al bambino di andare a lavarsi i denti e mettere un pigiama, mentre lui stesso controllava dei messaggi di posta elettronica sul computer. Il figlio malvolentieri si dirigeva in bagno, lavava i denti, si bagnava il viso con due gocce d’acqua e andava a cambiarsi. Una volta, andando alla cameretta, ha notato il telefonino della mamma rimasto inosservato sul tavolo e se l’ha messo di nascosto in tasca. Infilatosi sotto le coperte, il bambino ha schiacciato un tasto e il telefono si è acceso. Incoraggiato dal primo successo, il piccolo inizialmente ha pensato di far partire un cartone animato, ma poi ci ha rinunciato, visto che già aveva passato quasi tutta la sera davanti alla TV. A questo punto ha iniziato a cercare dei videogiochi, schiacciando diversi tasti. Ad un tratto sullo schermo si è aperta una strana pagina con la scritta: “Prova a dire qualcosa”. Il bambino ha detto:

  • Ciao!

E in risposta ha sentito:

– Ciao! Posso esserti utile?

– Puoi parlare un po’ con me? Mi annoio! – ha detto il bambino.

– Certo, vuoi sentire una barzelletta? Cosa fa un palloncino pieno di gioia? Scoppia di risate!

Il bambino ha accennato un lieve sorriso e ha chiesto al suo nuovo amico di continuare. Ad un certo punto si è stufato di questo intrattenimento e si è di nuovo rattristato. Dalla cucina si sentiva il rumore di pentole che la mamma stava mettendo ai loro posti. Il papà tardava di arrivare per augurargli buonanotte, probabilmente era rimasto inghiottito dal computer. E nel frattempo si è sentita nuovamente la voce telefonica, che chiedeva:

  • Ti sono piaciute le mie storie?
  • Sì, grazie, amico. Almeno tu parli con me.
  • Sono a tua completa disposizione!
  • Amico, puoi mandare un messaggio a mia mamma per dire, quanto la amo? Ho cercato di dirglielo più volte io stesso, ma è sempre troppo impegnata per sentirmi…

Quando i genitori si sono resi conto della tarda ora e si sono precipitati per controllare che il figlio fosse a letto, il bambino dormiva già profondamente. Hanno raccolto il telefonino scivolato dalle sue mani. Dal tocco si è acceso lo schermo, sul quale si è visualizzata un’immagine di un grosso cuore con la scritta: “TI AMO MAMMA!”